Italian Version
Diverse volte mi sono chiesta se la decisione di lasciare l’accademia che frequentavo fosse giusta. Era un punto interrogativo enorme che per molto tempo è stato protagonista della mia vita, così come tutti i tentativi di offrirgli una risposta. La mia prima collezione è figlia di tutti questi tentativi: disegnare i miei primi veri abiti mi ha permesso di appurare che dare libero sfogo alla mia creatività e creare il mio personalissimo brand fosse la scelta appropriata. Nella seconda pagina di questo “diario” che sto condividendo con voi, vorrei riportare alla memoria e raccontarvi dei primi passi che ho mosso nel settore della moda.
Innanzitutto, come per ogni cosa che è appena venuta alla luce, il mio brand aveva bisogno di un nome e di un marchio che lo rappresentasse. Ho scelto il mio logo dando vita ad un Contest FB, in cui chiedevo a giovani designer e artisti di mandarmi un bozzetto di quello che poteva, secondo loro, essere un logo in grado di rappresentare la mia azienda.
Tra tutte le proposte che mi sono arrivate ho compiuto la mia scelta, selezionando il logo che ormai tutti conoscete.
Il secondo step del mio percorso per avviare la mia azienda ha come parola chiave “creatività”. Ho cominciato a ricercare spunti che mi potessero ispirare nella creazione dei miei modelli. La mia prima musa ispiratrice è stata Marina Abramovich: la collezione è ispirata al suo rito di purificazione.
Era il momento di entrare davvero in quello che è il mondo della moda, ricercando aziende in grado di far diventare i miei disegni realtà; migliaia di queste mi hanno sbattuto la porta in faccia perchè non ero nessuno e non erano interessati a dedicare le loro risorse ai miei vestiti. Nel frattempo io, mia madre ed una sarta che mi aveva aiutata anche nella realizzazione di progetti scolastici, iniziammo a creare i primi cartamodelli e le mie prime creazioni cominciavano a prendere forma. Ricordo benissimo che, le linee severe e austere dei prototipi della collezione, riprendevano l’architettura dei monumenti di Berlino ed i colori che avevo utilizzato erano prettamente bianco e nero. Avevo anche già introdotto la mia prima lavorazione artistica: una lavorazione in silicone che arricchiva i miei capi. Rimaneva comunque il problema di introdurre le mie innovazioni nel mondo della moda, perchè le mie conoscenze modellistiche non mi permettevano di realizzare le mie idee da sola. Avevo in mente l’introduzione di una manica “a becca” (così soprannominata da me), che in seguito è diventata una lavorazione brevettata in tutto il mondo.
In un momento in cui le difficoltà nel lavoro si erano fatte parecchio pesanti e prepotenti, tanto da influenzare anche la mia vita privata, finalmente arriva una bella notizia: un’azienda artigianale di alta sartoria italiana ha deciso di scommettere su di me. La collaborazione con questa azienda è ancora in atto, continua a credere in me e questo rende il mio lavoro ancora più gratificante.
Nonostante questa fosse stata una notizia meravigliosa ed un passo decisivo nella direzione in cui volevo andare, ormai i termini per la presentazione delle nuove collezioni stavano scadendo ed io non avevo ancora il campionario. Fu quindi una corsa contro il tempo. Ho ordinato un manichino da Parigi, che mi facesse da “modella”, ed io e mia mamma abbiamo cercato di realizzare la collezione in tempo. Siamo riuscite a presentare, finalmente, la mia prima capsule collection, ma non prima di aver studiato e contattato delle boutique della zona. Fu un vero e proprio successo, in moltissimi credettero in me e mi diedero la giusta carica per non mollare, la voglia di produrre sempre più collezioni e di mostrare al mondo ciò di cui ero capace.
Raccontarvi la mia storia e condividere con voi i core moments della lotta per la realizzazione del mio grande sogno ha suscitato in me emozioni fortissime, che spero di avervi trasmesso. Ricordatevi di credere sempre in voi stessi perchè con passione ed ambizione tutti i progetti, anche quelli che sembrano essere impossibili, possono diventare realtà. Vi mando un forte abbraccio e vi do appuntamento al prossimo post.
English Version
Several times I wondered if the decision to leave the academy I attended was right. It was a huge question that ruled my life for a long time, as well as all attempts to offer an answer to it. My first collection is the result of all these attempts: designing my first real clothes allowed me to ascertain that giving free rein to my creativity and creating my very own brand was the right choice I had to make.
On the second page of this "diary" that I am sharing with you, I would like to bring to mind and tell you about the first steps I have taken in the fashion area. First of all, as with everything that has just come to light, my brand needed a name and a logo that represented it.
I chose my logo creating an FB Contest, in which I asked young designers and artists to send me a sketch of what could, in their opinion, be a logo that could represent my company. Among all the proposals that came to me I made my choice, selecting the logo that you all know now.
The second step of my path to start my company has "creativity" as its keyword. I started looking for ideas that could inspire me in the creation of my models. My first inspiring muse was Marina Abramovich: the collection is inspired by her purification rite.
Then, it was time to really enter what is the world of fashion, looking for companies that can make my designs come true; thousands of these slammed the door on me because I was nobody and they were not interested in dedicating their resources to my clothes. In the meantime, my mother and a seamstress, who had also helped me in the realization of school projects, we started to create the first patterns and my first creations began to take shape.
I remember really well that the severe and austere lines of the collection's prototypes echoed the architecture of Berlin's monuments and the colors I had used were purely black and white. I had also already introduced my first artistic work: a silicone work that enriched my clothes.
However, the problem of introducing my innovations into the world of fashion remained, because my modeling knowledge did not allow me to realize my ideas on my own. I had in mind the introduction of a "beak" sleeve (so nicknamed by me), which later became a worldwide patented process.
At a time when the difficulties in the job had become quite heavy and overpowering, so much as to influence my private life, finally good news arrives: an Italian haute couture craft company had decided to bet on me. The collaboration with this company is still ongoing, they continue to believe in me and this makes my work even more rewarding. Although this had been wonderful news and a decisive step in the direction in which I wanted to go, by the time the deadlines for the presentation of the new collections were running out and I did not yet have the samples.
It was therefore a race against time. I ordered a mannequin from Paris, which would make me a "model", and my mom and I tried to make the collection on time. We finally managed to present my first capsule collection, but not before having studied and contacted boutiques in the area.
It was a real success, many believed in me and gave me the right motivation to give up, the desire to produce more and more collections and to show the world what I was capable of.
Telling you my story and sharing with you the core moments of my struggles for the realization of my great dream has aroused strong emotions in me, which I hope I have transmitted to you. Remember to always believe in yourself because with passion and ambition all projects, even those that seem impossible, can become reality. I send you a big hug and I'll meet you at the next post.
Sapevo che eravate troppo forti per non farcela.... Brava Gretel 🤗🤗🤗🤗
Meriti tutto il successo che sogni! 👍🏻
I love your story.. waiting for the next one 😊
Complimenti davvero 💚
Bravissima!!! Complimenti!!! ❤️